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Il Pantheon, storia e caratteristiche di un simbolo di Roma

Pantheon Roma

La Basilica di Santa Maria ad Martyres, meglio nota come Pantheon, è uno dei monumenti non solo più noti di Roma, ma anche uno dei più importanti. Il motivo? Oltre a essere uno degli edifici dell’antichità meglio conservati è anche una delle migliori testimonianze dell’Impero Romano. Tanti i motivi per visitarlo e ammirarlo.

Alla scoperta del Pantheon

Il monumento meglio preservato dell’antica Roma, luogo privilegiato di dialogo tra arte e fede

Così il sito ufficiale descrive il Pantheon, una delle chiese più curiose di Roma (per esempio il giorno di Pentecoste dall’alto vi è la tradizionale pioggia di petali). Costruito da Marco Vipsanio Agrippa (come si legge nell’iscrizione visibile sull’architrave esterna) era anticamente il tempio dedicato a tutti gli dei (questa l’etimologia del termine pantheon). Il nome di Santa Maria ad Martyres (o Santa Maria della Rotonda) è del VII secolo quando l’edificio venne donato dall’imperatore dell’epoca (Foca) al Papa Bonifacio VIII che, quindi, lo convertì in basilica cristiana.

Iscrizione Pantheon

Dal punto di vista strutturale il Pantheon è composto da tre differenti elementi architettonici: il pronao, l’avancorpo (che collega il pronao allo spazio interno) e l’interno a pianta circolare formato da una rotonda esterna e una interna sormontate dalla celebre cupola emisferica. La cupola è proprio uno degli elementi più curiosi e caratteristici dell’edificio. Alta 21.75 metri e con un diametro di 43.44 metri, è la cupola più grande in calcestruzzo non armato che sia mai stata costruita. Dall’esterno la prima sezione della cupola non risulta visibile (è coperta da sette cornici), mentre internamente è visibile la curvatura della cupola anche per effetto dei grandi cassettoni che ne percorrono tutto il diametro.

La cima della cupola è aperta e questa apertura del diametro di 9 metri viene chiamata Oculus. Da qui passa un fascio di luce che nel corso dei secoli ha consentito diversi studi di astronomia e ancora oggi risulta, proprio per la luce che aumenta lo spazio interno, uno degli elementi più caratteristici dell’edificio.

Interno Pantheon

La pianta interna è un emisfero perfetto ed è caratterizzata da 7 nicchie abbaglianti che sono, alternativamente, rettangolari e semicircolari. Anticamente erano il poso dedicato al culto dei pianeti (Giove, Luna, Marte, Mercurio, Saturno, Sole e Venere). Nel pavimento sono presenti ben 22 tombini che consentono alla pioggia che entra dalla cupola di defluire correttamente. Sì, nel Pantheon piove.

L’ingresso del Pantheon è rappresentato da un pronao con 16 colonne in stile corinzio che sorreggono il timpano attualmente privo di decorazioni ma anticamente dotato di un rilievo in bronzo che raffigurava la battaglia dei giganti con le amazzoni.

Come arrivare

Il Pantheon si trova in Piazza della Rotonda ed è aperto tutti i giorni dalle 9 alle 19. Per arrivare è possibile usufruire delle linee 30, 40, 62, 64, 81, 87 e 492; queste linee fermano tutte presso Largo di Torre Argentina e da qui, a soli 400 metri a piedi, è possibile raggiungere il Pantheon. In alternativa si può prendere la linea A della metropolitana e scendere alla fermata Barberini; la destinazione è a 450 metri a piedi.

L’ingresso è a pagamento

Dal 3 luglio 2023, per volontà del Ministero della cultura, e almeno fino al 31 dicembre 2023, l’ingresso al Pantheon avrà un costo di 5€ (intero) o di 3€ (per i giovani tra i 18 e i 25 anni). La scelta è stata motivata con la necessità di favorire le spese di manutenzione e di pulizia dell’edificio e sostenere le opere caritative e culturali della Diocesi di Roma. Il 70% del ricavato di ogni biglietto, infatti, andrà al Ministero della Cultura, mentre il restante 30% alla Diocesi di Roma. Resta invece libero l’accesso ai fedeli per partecipare alle attività liturgiche e di culto che si tengono all’interno della basilica.

Scritto da Daniele Di Geronimo

Giornalista pubblicista e Copywriter. Da Roma non ho preso solo la provincia di nascita, ma anche l'amore e l'interesse per una città unica nel suo genere convinto che il meglio della sua storia possa (e debba) ancora essere vissuto e raccontato.

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