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Mostaccioli romani: gusto e santità

Mostaccioli romani

Un nome, per chi ha girato un po’ l’Italia, che evoca diversi sapori in quanto è utilizzato per indicare un medesimo dolce anche se, soprattutto a livello regionale, testimonia moltissime varianti: parliamo dei mostaccioli romani. Un dolce tipicamente natalizio, buonissimo da gustare durante le feste, specialmente se accompagnato da fichi secchi, uvetta e cioccolato. I mostaccioli romani, oltre alla loro bontà, hanno una storia particolare, legata a uno dei santi più amati e più conosciuti in tutto il mondo: niente meno che San Francesco d’Assisi. Scopriamo le ragioni di questo legame e le caratteristiche che rendono i mostaccioli romani così buoni e sfiziosi.

Il nome

Partiamo dal nome. Il termine “mostacciolo” deriva, com’è facile intuire, dal latino mustaceum che fa riferimento a un dolce preparato con il mosto d’uva. In realtà il termine ha un significato più ampio e può indicare qualsiasi dolce preparato con il succo fermentato di un frutto. L’utilizzo del mosto del vino per realizzare dei biscotti o come ingrediente per numerosi altri dolci, è una pratica diffusa già negli antichi romani e che nel corso del tempo, com’è avvenuto per gli stessi mostaccioli romani, si è consolidata e ha previsto anche diverse modifiche. È così che i mostaccioli romani sono diventati dei dolci tipici della tradizione romana; prima legati al tempo della vendemmia, poi come dolce tipico natalizio. Tanto da essere presente ancora sulle tavole di molte famiglie romane.

Una storia di (santa) golosità

Cosa c’entra San Francesco d’Assisi con i mostaccioli romani? Per capire questo curioso legame bisogna parlare di Giacoma Frangipane de’ Settesoli, una terziaria francescana nata a Trastevere, nota come Jacopa de’ Settesoli. Nel 1210 ebbe la possibilità di conoscere Francesco d’Assisi quando egli venne a Roma per parlare con il Papa. Fu proprio Jacopa de’ Settesoli a trovargli un alloggio e a permettergli di essere ricevuto in udienza da Papa Innocenzo III. L’anno successivo Francesco fondò il celebre Terzo Ordine, ovvero il ramo laico dell’ordine francescano, proprio ispirato dalla “nostra” Jacopa. E i mostaccioli? Leggenda vuole che furono inventati proprio da Jacopa de’ Settesoli. La gratitudine di San Francesco fu tale che, in punto di morte, chiese proprio che gli venissero portati dei mostaccioli romani.

Come preparare i mostaccioli romani

Come detto la ricetta per preparare i mostaccioli romani ha conosciuto diversi cambiamenti nel corso del tempo, tanto che oggi non si preparano più utilizzando il mosto di vino. Ed è proprio di una di queste versioni più moderne (e più semplici da preparare) che ci vogliamo occupare.

Gli ingredienti

Per preparare i mostaccioli romani abbiamo bisogno dei seguenti ingredienti:

  • 100g di miele;
  • 100g di nocciole (o noci sgusciate);
  • 60g di farina;
  • 2 albumi;
  • pepe;
  • cannella.

La ricetta

Per preparare i mostaccioli romani la prima cosa da fare è prendere la farina e il miele e impastarli insieme all’interno di una ciotola. Quindi si aggiungono prima gli albumi, poi le noci tritate, quindi un cucchiaino di cannella e un pizzico di pepe. Si mescola il tutto con cura fino a quanto il composto non è ben amalgamato. Su un piano da lavoro passare una spolverata di farina, quindi versarvi sopra il composto appena preparato per poterlo stendere e renderlo omogeneo. A questo punto l’impasto va tagliato a rombi (della grandezza di circa 10-12cm). Prendere quindi una teglia, ricoprirla con della carta forno e posizionarci sopra i mostaccioli appena tagliati. A questo punto la teglia può essere messa in forno (preriscaldato) e lasciamo cuocere i mostaccioli per una ventina di minuti a 160°.

Una volta cotti i mostaccioli romani vanno lasciati raffreddare per poi essere serviti e gustati in tutta la loro prelibatezza.

 

Immagine in evidenza: thanks to moondo.info

Scritto da Daniele Di Geronimo

Giornalista pubblicista e Copywriter. Da Roma non ho preso solo la provincia di nascita, ma anche l'amore e l'interesse per una città unica nel suo genere convinto che il meglio della sua storia possa (e debba) ancora essere vissuto e raccontato.

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