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Ironia romana: origine e curiosità sullo scherzare dei romani

Ironia romana

A carnevale ogni scherzo vale, così recita un antico adagio che ben riassume lo spirito (originario) di questo periodo di festa. Oggi rispetto al passato, infatti, molto si è ridotto e alleggerito, ma è utile e interessante attingere da quel passato anche per conoscere le radici della celebre ironia romana.

Quella capacità sferzante di ridere di tutto e di tutti e che spesso è sinonimo anche di capacità di sintesi proverbiale; in una battuta spiegare più di quanto si riuscirebbe a fare con un intero discorso. Tutto questo è frutto dei millenni di storia romana e delle peculiarità che hanno caratterizzato la città eterna.

All’origine dell’ironia romana

Il carnevale è quel periodo dell’anno che precede il tempo cristiano della Quaresima, contraddistinto dal digiuno e della penitenza (e dalla carità per essere precisi) al quale quindi i giorni di carnevale fanno un po’ da contraltare. In realtà il carnevale è un periodo di festa più antico cui solo dopo, con l’avvento del Cristianesimo e l’insediarsi dell’autorità ecclesiale, si è cercato di limitare per arginare gli eccessi.

Sì perché anticamente, durante i Saturnali romani o le feste dionisiache greche, vi era l’uso che aristocratici e popolani, ricchi e poveri, si mascherassero per rendersi irriconoscibili e lasciarsi andare a ogni tipo di scherzo. Da qui l’origine dei travestimenti di questo periodo dell’anno. E da qui, anche, molto probabilmente, il sorgere di quella capacità dei romani di ridere di tutti, potenti compresi.

Alcuni esempi di ironia romana

Quello che il carnevale ci suggerisce sull’origine dell’ironia romana è poi continuato nei secoli, divenendo un tratto caratteristico della romanità. Sono celebri alcuni graffiti rinvenuti sulle mura degli edifici di Pompei e che raccontano l’ironia dei romani della strada. Ma anche i potenti non erano da meno, contando sia sulla celebre figura dei buffoni di palazzo sia, come racconta un approfondimento del National Geographic, che sull’ironia stessa degli imperatori romani.

Un’abitudine a ridere di tutto e di tutti che non è calata nei secoli, tanto che, prima ancora dei comici moderni della scuola romana (Ettore Pretolini, Nino Manfredi, Gigi Proietti, Alberto Sordi, Carlo Verdone, Christian De Sica, Corrado Guzzanti, eccetera).

Un esempio meraviglioso di questa ironia romana sono le statue parlanti di Pasquino, ovvero il fenomeno che si diffuse tra il XVI e il XIX secolo per cui, in maniera anonima, si affiggevano ai piedi o al collo delle statue messaggi satirici in versi contro i personaggi pubblici più importanti. Le pasquinate non risparmiarono nessuno, dai politici agli amministratori locali, passando per il Papa e i rappresentanti del potere religioso. Un modo per prendersi gioco di costoro e della loro arroganza in modo che tutti potessero leggere quelle invettive ironiche senza sapere chi le avesse scritte e affisse.

Dal punto di vista cinematografico il film Il Marchese del Grillo con un superlativo Alberto Sordi nei panni del Marchese Onofrio del Grillo è probabilmente l’esempio migliore dell’ironia romana. Tra le tante battute che si potrebbero estrapolare dal film e che ancora oggi a più di quarant’anni dall’uscita sono incastonate nella memoria dei romani (e non solo) tre spiegano bene il senso e le peculiarità dell’ironia romana.

La prima “Il grillo del marchese sempre zompa, chi zompa allegramente sempre campa” che mostra come il riso e lo scherzo siano un metodo per vivere bene. Così come “Quanno se scherza bisogna esse seri” dando all’ironia e allo scherzo, anche quello massacrante e irriverente, tutta l’importanza che merita. E poi il commento del Marchese del Grillo “Se tu parli male del papa, io rido..se io parlo male de Napoleone tu ti incazzi” che mostra come per i romani non ci sono limiti all’ironia e che ne sono oggetto imperatori e papi senza alcuna distinzione.

Probabilmente anche il lungo mutare di governanti, laici o ecclesiastici, nella millenaria storia di Roma e tutte le vicende che l’hanno coinvolta ma che l’hanno vista sempre superare ogni avversità, anche le peggiori, spiega l’origine profonda dell’ironia romana. Ovvero la capacità di trascendere la storia, non essere legati ai mutevoli eventi della quotidianità, consapevoli che tutto passa e che, come si suol dire, “una risata vi seppellirà”.

 

Immagine in evidenza: thanks to oscarwine.it

Scritto da Daniele Di Geronimo

Giornalista pubblicista e Copywriter. Da Roma non ho preso solo la provincia di nascita, ma anche l'amore e l'interesse per una città unica nel suo genere convinto che il meglio della sua storia possa (e debba) ancora essere vissuto e raccontato.

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