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La storia dei sampietrini, i serci di Roma

Sampietrini di Roma

Sono tra i testimoni silenziosi della città e tra gli elementi più caratteristici: parliamo dei sampietrini (non anche con il nome di sanpietrini). Essi rappresentano gli “antenati” del moderno asfalto, ovvero il sistema utilizzato in passato per la pavimentazione delle strade di Roma, soprattutto quelle del centro storico. Questo tipo di serci (come vengono chiamato i sampietrini nel dialetto romanesco), fu utilizzato a partire dal XVI secolo e da allora hanno iniziato a diventare simbolo caratteristico di Roma. Conosciamoli meglio.

Come sono fatti

I sampietrini sono dei cubetti di roccia (precisamente di leucitite), ricavati dalla selce rocciosa presente diffusamente nei Colli Albani della città. La particolarità di questo materiale è quello di essere molto compatto e resistente agli agenti atmosferici, perfetto quindi per essere sempre esposto alle intemperie. Esistono diversi tipi di sampietrini, soprattutto in base alla dimensione. I più grandi sono di 12x12x18 cm, mentre quelli più piccoli avevano una dimensione di 6x6cm. Questi ultimi sono molto rari e per ammirarne gli ultimi superstiti ci si può recare presso Piazza Navona, uno dei meravigliosi luoghi simbolo di Roma.

Il successo e la diffusione

La scelta di questa soluzione tecnica fu compiuta, come detto, per la resistenza assicurata del materiale e per ottenere una pavimentazione il più uniforme possibile. La diffusione vera e propria avvenne durante il pontificato di Papa Sisto V che, tra il 1585 e il 1590, diede un contributo determinante all’urbanistica della città. Il successo dei sampietrini fu pressoché immediato, complice anche la diffusione delle carrozze. Queste, con l’attrito delle ruote sulle strade, non rovinavano il manto stradale e l’affidabilità dei sampietrini fu tale che vennero utilizzati anche nel resto della città (non solo al centro) e ci fu un’esplosione dell’artigianato dedito alla produzione di questi cubetti di pietra.

Il nome

L’utilizzo del termine sampietrino o sanpietrino è corretta in tutti e due i modi, tanto che celebri dizionari attestano entrambe le forme. Questo nome fu coniato perché questi blocchetti vennero utilizzati per il rifacimento dell’intera pavimentazione di Piazza San Pietro.

Bellezza caratteristica e polemiche

La celebrità dei sampietrini è ormai nota e ampiamente attestata, ma nonostante i grandi benefici urbanistici ha creato (e ancora crea) diverse polemiche. La prima pericolosità fu data quando, durante le rivolte popolari, i diversi rioni utilizzavano i sampietrini durante le varie sassaiole.

Successivamente, specie con la diffusione del moderno asfalto, si è più volte parlato della rimozione dei sampietrini e dell’utilizzo di tecniche di pavimentazione stradale più moderne e meno dispendiose dal punto di vista della manutenzione. Considerando lo stato attuale delle strade “asfaltate” di Roma fa sorridere che si possa prendere in considerazione questa soluzione, ma più di una volta dal Campidoglio se n’è parlato. In realtà c’è anche un problema per i ciclomotori e per le calzature (sia per quelle con i tacchi e per le altre quando piove), che soffrono una superficie sconnessa e particolarmente scivolosa.

L’aspetto romantico e culturale dei sampietrini ha, fino ad oggi, prevalso e sono ancora lì pronti ad ospitare i passi dei pellegrini e dei turisti di Roma e accompagnarli da una parte all’altra della città.

Scritto da Daniele Di Geronimo

Giornalista pubblicista e Copywriter. Da Roma non ho preso solo la provincia di nascita, ma anche l'amore e l'interesse per una città unica nel suo genere convinto che il meglio della sua storia possa (e debba) ancora essere vissuto e raccontato.

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